Duccio di Buoninsegna

Duccio di Buoninsegna

Anno di nascita: 1278 - Anno di morte: 1319

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Biografia

Pittore senese, Duccio di Buoninsegna è documentato a partire dal 1278 quando venne pagato per aver dipinto dodici casse destinate conservare i documenti del Comune di Siena: essendo indicato come pittore è probabile che Duccio avesse all‘epoca circa venti anni, lasciando ipotizzare il suo anno di nascita interno al 1255.

Al 1285 risale una delle prime opere documentate, la Madonna in maestà commissionata al pittore dalla Compagnia dei Laudesi di Firenze e destinata alla basilica di Santa Maria Novella (oggi conservata nella Galleria degli Uffizi): la grande tavola è una delle opere in cui meglio si legge l’influsso che i modi e le idee di Cimabue ebbero sul giovane Duccio, nel cui ambito deve essere ricondotta la formazione del pittore senese; tipica di Duccio è la gentilezza e la maggiore dolcezza delle figure alle quali si affianca, già a questa data, una assimilazione di componenti gotiche che si ritrovano in opere di poco succesive come, ad esempio, la piccola Madonna dei Francescani conservata nella Pinacoteca Nazionale di Siena o il Cristo crocifisso della collezione Salini (Asciano).

Nella grande vetrata realizzata per l’abside del Duomo di Siena (1287-1288) Duccio rivela una chiara, precoce assimiliazione delle novità di Giotto: il grande trono su cui siedono Cristo e la Vergine nell'Incoronazione e quelli dei quattro evangelisti non sono più gli scranni lignei di tradizione bizantina, che Duccio aveva ereditato da Cimabue, ma sono troni ormai architettonici, marmorei, come quelli che Giotto stava imponendo in pittura, costituendo di fatto la prima avvisaglia delle nuove idee del giovane pittore fiorentino e lasciando ipotizzare come Duccio, poco più anziano di Giotto, abbia partecipato con lui a questo ripensamento.

La meditazione sulle novità apportate dal giovane Giotto caratterizza le opere successive come, ad esempio, il trittico della National Gallery di Londra, (inv. NG566) del 1305 ca. dove Duccio, abbandonando progressivamente le stilizzazioni astrattive, adotta una maggiore docezza e naturalezza nei tratti delle figure e una maggiore sensibilità per il chiaroscuro e il colore. Poco prima del 1308 risale la commissione della celebre Maestà dipinta su due facce per l’altare maggiore del Duomo di Siena (conservata nel locale Museo dell’Opera del Duomo) e ultimata intorno al 1311-1313 ca.: un’opera, questa, che per le sue dimensioni, la sua complessità e qualità può essere considerata – come affermano gli studiosi - la più importante pala d'altare conservata di tutta la storia della pittura italiana.

La cultura bizantina di Duccio, ben evidente nelle figure della tavola principale, si accompagna ad influssi gotici (come nel serpeggiante bordo del manto blu della Madonna) e ad una ancor più chiara meditzione sulla lezione di Giotto, evidente nel grande trono architettonico, incrostato di decorazioni cosmatesche su cui siede la Vergine.

Carattersiche di questa fase più tarda sono poi l’intensità e la ricchezza dela gamma cromatica che passeranno in eredità ai suoi maggiori allievi: Simone Martini, Pietro e Ambrogio Lorenzetti.

Dalla Maestà di Siena deriva quella per il Duomo di Massa Marittima la quale, insieme all’affresco di carattere profano raffigurante la Presa del Castello di Giuncarico (Siena, Palazzo Comunale), costitusce una delle prove più tarde del pittore.

Duccio muore nel 1319: risale al il 3 agosto di quest’anno il documento con cui i figli del pittore rinunciano all’eredità lasciata dal padre.

Bibliografia specifica: Bellosi, 1994; Bellosi, 2003, pp. 102-127